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06 maggio 2005

viaggio a primavera inoltrata



L’auto confortevole filava veloce e silenziosa sull’asfalto assolato. Dal finestrino scorrevano immagini in un susseguirsi di colori vivaci. Laura si sistemò meglio sul sedile,  allungò le gambe per godersi in completo relax quello splendore naturale: tappeti di verde brillante, macchiati da larghe chiazze di papaveri rossi, qualche albero di Giuda ricoperto di fiori e alberi ombrosi. Sul ciglio stradale margherite gialle gareggiavano con iris sporadici e slanciate ginestre, mentre i papaveri leggeri oscillavano al passaggio delle auto
.Aveva bisogno di godersi quel sole, di rivedere i colori, di ubriacarsi di luce e quasi si sarebbe addormentata lì, stordita dalla dolcezza delle sensazioni.Guardò con la coda dell’occhio il  tachimetro e raccomandò a Renato di rispettare i limiti di velocità, avvisandolo che stava cedendo al sonno. Le bastò dire così per far scattare in se stessa lo stato di allerta e lentamente riaprì gli occhi. Sbirciò il profilo di Renato: era rimasto un bell’uomo, osservava di soppiatto la sua immagine, si soffermava sulle mani che tanto le piacevano, posò a lungo lo sguardo su di lui quasi a volergli comunicare qualcosa, ma si trattenne; tornò a guardare fuori con un velo di malinconia.
Rivedeva altri papaveri, un abitino giallo con lo zip pericolosamente a portata di mano di Renato che ne approfittava sempre, ricordava gli scoppi di allegria e le canzoni cantate all’unisono.Ebbe un brivido, chiese di regolare meglio l’aria condizionata ma sapeva che il freddo aveva altra origine. Cercò di nascondere il disagio e inserì un cd per ascoltare musica: le canzoni di Battisti la coinvolgevano sempre e le davano un senso di liberazione, quasi volava con la fantasia adagiata sulle note. Però sentiva che non poteva abbandonarsi ai sentimenti, sarebbero affiorati inesorabilmente ricordi che con ostinazione cercava di cancellare.
Fortunatamente Renato decise di fare una sosta per fumare; lei scrollò le spalle per ricacciare i pensieri molesti e si tuffò decisamente nel caldo fuori dall’auto.

Al bar ordinò il solito espressino, lo sorseggiò guardandosi intorno; c'era la solita pittoresca comitiva di turisti che si affollavano al banco. Si avvicinò alla piccola libreria, scelse un libro e chiese a Renato se poteva concedersi quel regalino; lui la guardò sorpreso e le disse: “se potessi ti regalerei il mondo” e nei suoi occhi apparve un velo di dolore. Laura gli sorrise per cancellare ogni tristezza e sussurrò: “dai, forza, la vita scorre, qualcosa può cambiare!”
In cuor suo sperava ardentemente che qualcosa cambiasse, ma sapeva di non crederci più.
Dopo un’altra sigaretta, attraversarono l’area di servizio carica di odori penetranti accentuati dal calore e ripresero il viaggio.

Il traffico intenso non concedeva distrazioni, così lei si rannicchiò verso il finestrino e si immerse nei soliti pensieri; la lunga strada le permetteva di ripercorrere le varie tappe della loro vita di coppia. Le sembrava di vedere un film, il film della sua vita con momenti di sole e momenti di buio. Tornò in sé attratta dallo scroscio di pioggia che via via aumentava e si domandò perché piovesse di nascosto anche sul suo viso; guardò fuori per potersi asciugare furtivamente.

Il silenzio era pesante, provò ad interromperlo, ma si rese conto che avevano ben poco da dirsi: le solite banalità, i problemi della quotidianità, nessun argomento che durasse più di qualche battuta. Forse entrambi si sentivano scontati, così Laura decise di lasciar perdere, in modo che lui si concentrasse sulla guida. Ma i  pensieri di lei correvano veloci e grigi come quei nuvolosi minacciosi lassù.

Altre soste, altri scambi di battute e sorrisi, premure reciproche dettate da cuori che avevano conosciuto un amore straordinario, un amore che aveva affrontato e superato molti ostacoli, ma che sembrava stanco, inquinato da un sottile e persistente veleno.
Laura ipotizzò diverse soluzioni, ma nessuna sembrava attuabile. In ogni caso lei non sarebbe stata mai più felice come in passato, ci sarebbero state lacerazioni più gravi, sapeva che lei avrebbe sofferto in modo indicibile, ma sapeva anche che nelle sue mani aveva la vita di Renato: nonostante tutto lui l’amava, non poteva stroncarlo così, non adesso.

Finalmente quel viaggio ebbe termine, le loro valigie adesso pesavano molto di più: erano cariche dei loro pensieri, dei loro ingombranti silenzi.
Continuava invece il viaggio della loro vita, con i dubbi, il  peso degli errori del passato, le incognite del futuro immediato e l’insopportabile grigiore del presente.

                                                         Cecilia  Corona

4 commenti:

  1. è un racconto davvero molto bello.
    ho pensato a due cose "durante il viaggio": l'addio di Francesca al fotografo dei ponti, Robert; e un bellissimo e forse poco conosciuto "Viaggio" di Mario Luzi.
    ma questo, è il "tuo" ritorno a casa.
    gabriele

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  2. utente anonimo10/5/05 13:03

    gran bell'itinerario Synphony...
    un viaggio nello spazio-tempo
    pelle, miraggi levigati fra i papaveri,
    temporali, canzoni all'unisono
    aroma di caffè...
    autostrade afose fra pareti domestiche
    valige contenenti metamorfosi...
    black out di sguardi appannati...
    rientri...
    piacerebbe a tutti vivere una seconda
    volta la vita...
    sei troppo nobile e gentile per non
    riuscirci.
    te lo auguro di cuore...sei grande

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  3. grazie gabriele
    non solo mi incanti ogni volta che passo da te, ma lasci tracce preziose del tuo passaggio qui da me...

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  4. cosa dirti caro anonimo?
    sono felice se riesco a suscitare qualche emozione, a coinvolgere chi mi legge...significa che una parte di me va al di là delle parole scritte.
    Ti ringrazio di cuore per l'augurio e... sei grande tu, se sai andare così oltre i pensieri espressi!

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