Powered By Blogger

11 gennaio 2006

Hubble

I naviganti pare abbiano una nuova compagna, saranno
meno soli nelle lunghe notti.

Scoperta con il telescopio spaziale hubble
Una nuova compagna per la Stella Polare
Una piccola e debole stella nana brilla vicino all'astro,
noto dal dicottesimo secolo,
che da sempre indica il nord ai marinai. 


Bisogna correggere i libri di astronomia: la stella Polare, la mitica stella
dei naviganti, ha una nuova compagna che le ruota intorno; ed è la
seconda. La sua esistenza era stata immaginata ma ora il potente occhio
del telescopio spaziale Hubble l’ha scoperta e fotografata: dunque esiste
davvero. Si tratta di una piccola stella nana, vicinissima in termini celesti
al grande astro dal quale è separata da 3,2 miliardi di chilometri; cioè poco
più della distanza media del pianeta Urano dal Sole. E proprio a causa di
questo volare quasi accanto la sua debolissima luce veniva finora annullata
dall’abbagliante luminosità della stella Polare, oltre duemila volte più
brillante anche del nostro Sole. Tuttavia, la raffinata capacità di risoluzione,
cioè di vedere il dettaglio, del telescopio orbitale ha permesso di individuare
la piccola e pallida compagna.

Così l’astro che indica il Nord è ora un sistema formato da
tre stelle
lontane 431 anni luce dalla Terra. Oltre alla supergigante centrale
«Polaris A», nel 1780 il grande astronomo britannico (di origine tedesca)
Sir William Herschel scopriva con i suoi meravigliosi strumenti la prima
compagna, «Polaris B», grande e spendente a 384 miliardi di chilometri.
Da allora studiando i movimenti della celebre coppia si era dedotta
l’esistenza di un terzo «corpo» che «ora è stato rubato dal buio» come
ha detto con vena poetica Howard Bond dello Space Telescope Science
nstitute di Baltimore (Usa), e battezzato «Polaris Ab».

Ma la storia della scoperta ha raggiunto solo la prima tappa,
anche se per certi aspetti la più importante. Adesso gli astronomi
inizieranno un lungo e certosino lavoro di misurazione con due scopi.
Il primo è quello di costruire un identikit il più preciso possibile del nuovo
astro per poi conquistare, attraverso questi dati anche una maggiore
conoscenza della stessa grande stella polare soprattutto per quanto
riguarda la sua massa; un compito sempre difficile.

La ragione di tale interesse indiretto sta nel fatto che l’astro
del Nord è la più vicina stella della famiglia delle cefeidi
considerate dagli astronomi le «candele di riferimento» quando compiono
le complicate ricognizioni celesti. La variazione della loro luminosità,
infatti, è utilizzata per misurare le distanze delle galassie e anche il
ritmo di espansione dell’Universo; cioè elementi fondamentali per
conoscere la fisica e l’evoluzione del cosmo. E la cognizione esatta della
loro massa è l’ingrediente più importante dal quale partire per tutte le
valutazioni seguenti. Intanto, guardando la minuscola «Polaris Ab»,
gli scienziati cominceranno con il rilevare senza incertezze la sua
orbita intorno alla stella madre; un viaggio che richiede addirittura
trent’anni terrestri. Poi arriveranno le indagini più difficili.
                                                                  Giovanni Caprara

da...

Corriere Della Sera 10/06/2006


4 commenti:

  1. Dal momento che distano dalla terra più di 400 anni luce, sono sicuri, gli scienziati, che esistano ancora? O magari qualcuna si è già evoluta in supernova? (destino finale di tutte le stelle)

    RispondiElimina
  2. Ciao Sym,oggi ho un pò di quella malinconia di cui tu parlavi ieri...che ne dici se ti do un abbraccio ed insieme guardiamo le stelle?

    RispondiElimina
  3. dubert, non lo so... sono davvero un'ignorante in materia!
    Perla, ci sto a gurdare le stelle con te.
    Ma riusciremo a vederle?
    Un abbraccio

    RispondiElimina
  4. Una full-immersion astronomica affascinante: mi sembrava di leggere un racconto di science-finction.

    RispondiElimina

RICORDA : ognuno è libero di esprimere la propria opinione, ma non è libero di offendere